Articolo della dott.ssa Monica Martino
Biologa e Consulente per aziende agroalimentari
e Food Blogger.
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L’OMS e le varie organizzazioni scientifiche hanno recentemente fornito dati in cui si è evidenziato un aumento dell’incidenza del diabete mellito. In virtù di questo riscontro, sono state studiate molte strategie per potenziare la prevenzione nonché migliorare la cura ed effettuare interventi di educazione alimentare e di stile di vita in modo da migliorare la qualità del vivere.
Sia i protocolli terapeutici che le linee guida internazionali per i soggetti con diabete mellito sottolineano, oltre all’importanza della terapia dietetico-comportamentale e di quella farmacologica, anche quella dell’esercizio fisico che viene indicato come intervento primario per un approccio corretto al paziente diabetico, in quanto permette di:
- migliorare il controllo metabolico
- prevenire le complicanze cardiovascolari
- favorire il benessere psicofisico.
L’attività fisica, quindi, diventa parte integrante del trattamento del diabete attraverso l’attuazione di strategie differenziate che tengano conto del tipo di diabete, dell’età, dei fattori metabolici, delle complicanze, della scelta sportiva, etc.
Nella semplice attività motoria, il movimento presenta delle implicazioni sul sistema muscolo-scheletriche, in quanto migliora l’ossidazione del glucosio e degli acidi grassi, modifica la composizione in fibre del muscolo striato, aumenta il contenuto di mitocondri e l’espressione in superficie del recettore cellulare del glucosio (GLUT-4). In merito al sistema neuro-endocrino, l’attività motoria contribuisce a mantenere l’omeostasi corporea attraverso la liberazione di ormoni controregolatori. Per quanto riguarda il sistema cardiovascolare, l’attività motoria comporta benefici al circolo coronarico e periferico oltre che alla riduzione della pressione arteriosa. Con un aumento del dispendio energetico e il conseguente consumo di glucosio, si ottiene un’azione ipoglicemizzante che contribuisce a mantenere un buon equilibrio glico-metabolico in armonia con la dieta e la terapia farmacologica.
Attività sportiva per diabete di tipo I e tipo II
L’attività fisica, come già sottolineato, viene impostata in base al tipo di diabete, alla cura farmacologica, all’età e all’eventuale presenza di complicanze croniche. Bisogna comunque tenere conto che il trattamento del diabete deve sempre portare al risultato di normalizzare il più possibile la vita dei pazienti.
L’attività sportiva, sia amatoriale che agonistica, è consentita a tutti i soggetti con diabete di tipo I (insulino-dipendente), con alcune limitazioni legate alla tipologia di sport. È necessario programmare l’attività fisica effettuando un controllo glicemico subito prima e subito dopo l’esercizio a causa dei potenziali rischi conseguenti ad eventuali picchi ipo-iperglicemici. In questa situazione la dieta ha una fondamentale importanza: il 60% delle calorie totali deve essere fornito dai carboidrati, valutando attentamente la distribuzione di alimenti e nutrienti nelle diverse fasi del contesto sportivo (allenamento, pre-gara, durante la gara e post-gara).
Nel caso di persone con diabete di tipo II senza complicanze, queste devono essere incoraggiate a fare attività fisica, sempre nel rispetto di alcune condizioni (età, terapia farmacologica, compenso glicemico e scelta del tipo di attività fisica), perché il movimento influenza positivamente la sensibilità all’insulina con riduzione della massa grassa a favore di quella magra, incrementa la captazione del glucosio migliorando quindi il controllo metabolico, aumentano le sostanze che coadiuvano la riduzione del grasso addominale e contribuisce alla riduzione dei trigliceridi, all’aumento del colesterolo buono HDL e alla riduzione della pressione arteriosa.
In caso di diabete di tipo II con complicanze, viene consigliata l’attività fisica sempre tenendo conto dei vari fattori e delle eventuali patologie e cronicità mentre invece non viene indicata l’attività sportiva a fine agonistico.
La dieta dello sportivo diabetico
L’adesione al modello alimentare mediterraneo, universalmente approvato e raccomandato da associazioni scientifiche internazionali e linee guida nel campo della prevenzione primaria e secondaria delle malattie croniche e degenerative, incluso il diabete, ha dimostrato di migliorare i profili glicemici e lipidici nelle persone con diabete.
Le persone con diabete hanno un’incidenza di diabete inferiore del 52% rispetto ad altre diete a basso contenuto di grassi. Una distribuzione nutrizionalmente equilibrata degli atleti con diabete dovrebbe fornire non meno del 55-60% di carboidrati, 25-30% di lipidi e 10-15% di proteine per la quota calorica totale.
Quando si pianifica il programma dietetico di un atleta diabetico, è necessario tenere conto delle richieste aggiuntive legate al suo dispendio energetico attivo, sia come tempo di allenamento che come vero evento sportivo. Il supplemento calorico dovrà essere costituito essenzialmente da carboidrati semplici (monosaccaridi, glucosio, fruttosio, saccarosio, lattosio, maltosio, galattosio) e complessi (legumi, pasta, pane, riso).
Alimentazione durante l’allenamento
La dieta durante l’allenamento deve essere stabilita in base alla tipologia dell’atleta e al tipo di sport praticato. Come comportarsi quindi quando ci si allena? Innanzitutto bisogna distribuire le calorie in pasti e spuntini per evitare la comparsa di ipoglicemia; prima dell’attività fisica è necessario consumare un pasto che preveda in prevalenza glucidi (cereali raffinati meglio se integrali), mentre lontano dall’attività fisica è più indicato consumare proteine (petto di pollo, tacchino, coniglio, albume, legumi); è consigliato inoltre un piccolo “dopocena”, in quanto aiuta a prevenire il rischio di ipoglicemia tardiva notturna. Bisogna imparare a conoscere il valore calorico dei cibi per gestire in autonomia i propri pasti, ridurre l’assunzione di proteine da carni grasse o processate, preferire cotture semplici e condire con olio extravergine di oliva. Naturalmente non può mancare il consumo di frutta e verdura dalle 5 alle 7 porzioni al giorno, possibilmente diversificando gli alimenti per assumere tutti i macro e micronutrienti che il nostro organismo non è in grado di autosintetizzare.
Alimentazione prima della gara
In caso di competizione o performance di lunga durata, l’ultimo pasto deve avvenire almeno 3 ore prima della competizione sportiva, per evitare che l’efficienza fisica venga compromessa dai processi digestivi, ed è composto prevalentemente da glucidi (pane, pasta, riso, patate) che sono facilmente digeribili e di pronto assorbimento. Nell’intervallo tra l’ultimo pasto pre-gara e la stessa, va anche assunto un supplemento calorico glucidico.
Alimentazione durante e dopo la gara
Durante una gara o la pratica di uno sport di fondo che si praticano su lunghe distanze e richiedono particolari doti di resistenza, la richiesta e il conseguente assorbimento di glucosio da parte dei muscoli aumenta rispetto a una situazione a bassa attività fisica. È quindi necessario assumere carboidrati, modulandone la dose in base alla glicemia del momento. Il loro reintegro è indispensabile se l’attività agonistica viene praticata nelle ore pomeridiane o serali, in modo da evitare possibili cali ipoglicemici durante la notte.
Anche il reintegro dell’acqua è fondamentale e deve avvenire prima della comparsa del senso della sete, il quale è già sintomo di disidratazione. Una perdita di acqua di oltre il 3% del peso corporeo potrebbe portare a convulsioni e coma. Gestire quindi bene il contenuto prima e durante la gara, mentre dopo la gara bisogna bere a piccoli sorsi continuamente fino al recupero del peso pre-gara, utilizzando anche (se necessario) bevande studiate appositamente per il reintegro dei sali minerali.