Dieta mediterranea e adolescenza

Articolo della dott.ssa Monica MartinoMonica Martino
Biologa e Consulente per aziende agroalimentari
e Food Blogger.
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Le abitudini alimentari degli adolescenti tendono a peggiorare quando i ragazzi iniziano a essere più indipendenti, quindi è chiaro che è necessario fornire loro le informazioni giuste per scelte alimentari consapevoli e renderli più responsabili della propria salute con un’adeguata nutrizione.

Durante il secondo decennio di vita variano moltissimo i fabbisogni di energia e nutrienti a causa del grande periodo di cambiamento a livello fisiologico a cui vanno incontro e, allo stesso tempo, vengono definite abitudini e preferenze alimentari che potrebbero permanere in età adulta. Gli stili di vita in questa età abbastanza particolare cambiano soprattutto con le mode e con le influenze dovute anche a una maggiore inclusione a livello multietnico e influenza dei social media, dove la pubblicità si è spostata ed è maggiormente fruibile (praticamente h24). In particolare, la recente pandemia che ci ha costretti in lunghi periodi di lockdown, ha portato ad un rapido aumento dei consumi di alimenti trasformati, di cibo fast-food e di prodotti confezionati ready-to-eat. Inoltre, la maggiore disponibilità economica e l’aumentata accessibilità ai prodotti alimentari hanno causato un aumento delle occasioni alimentari e degli spuntini fuori pasto, con un notevole incremento dei consumi di snack dolci e salati e di bevande zuccherate, alimenti spesso altamente energetici e di scarso valore nutrizionale, a discapito dei consumi di frutta, verdura, cereali integrali, acqua, latte e succhi 100% frutta.

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L’attenzione alle abitudini alimentari in età adolescenziale merita un’attenzione particolare a causa dell’aumento dei casi di sovrappeso e obesità già da questa età (e anche prima), che comportano sia dirette implicazioni sullo stato ponderale che un aumento del rischio di sviluppare in età adulta patologie metaboliche come ipertensione, sindrome metabolica e diabete di tipo II.

È noto che tra i comportamenti alimentari da prendere in considerazione, aumentare il consumo di prodotti vegetali sia una buona prassi da intraprendere: frutta, verdura e legumi hanno effetti protettivi nei confronti di numerose malattie croniche non trasmissibili e, secondo alcuni studi, sembrano che riescano ad avere un controllo su fame e sazietà con conseguente prevenzione di sovrappeso e obesità.

In letteratura si possono leggere diversi studi e ricerche inerenti ai piani alimentari nelle varie fasce di sviluppo dell’essere umano e questi concordano sul fatto che ci sia una tendenza a consumare meno frutta e verdura con l’avanzare degli anni, soprattutto se si analizzano i primi anni dell’adolescenza rispetto agli ultimi anni e al passaggio all’età adulta, anche se è stato constatato che il genere femminile sia leggermente più sensibile al consumo di alimenti vegetali.

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Studi più approfonditi sull’aderenza alla dieta mediterranea, il piano alimentare più noto e patrimonio immateriale dell’umanità, hanno dimostrato che a livello europeo varia tra le popolazioni di adolescenti, e per quanto riguarda la popolazione adolescenziale italiana, si presenta una media aderenza alla DM, con differenze tra gli adolescenti che vivono in Italia settentrionale, che presentano una minore aderenza alla DM rispetto a quelli che vivono nelle regioni meridionali. Comunque sia, per i ragazzi che hanno un approccio positivo con la dieta mediterranea, il riscontro sulle prestazioni sportive risulta essere migliore.

Essendo note tutte le influenze positive della dieta mediterranea sulla salute correlate a un maggior consumo di prodotti vegetali e di derivazione animale a basso contenuto di grassi, si evince la necessità di promuovere campagne educative e informative volte ad aumentare le conoscenze da parte dei ragazzi e a migliorare i comportamenti alimentari di questa fascia di età. Le scuole dovrebbero rappresentare il luogo ideale per queste iniziative in collaborazione con esperti della materia, permettendo di raggiungere il più alto numero possibile di persone e coinvolgere anche le famiglie, il primo nucleo che si occupa dell’educazione alimentare.