San Valentino. Ho fame… di te

Articolo della dott.ssa Monica MartinoMonica Martino
Biologa e Consulente per aziende agroalimentari
e Food Blogger.

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Cibo e amore: la loro interconnessione dura fin dalla notte dei secoli. Il cibo è vita e l’amore influenza l’approccio al cibo, influenzandone il desiderio. Diversi studi hanno constatato che nella maggioranza delle relazioni, agli inizi il mangiare perde di interesse e ce ne accorgiamo perché i nostri abiti ci stanno più larghi. Si narra che anche Dante, pur non conoscendo ancora gli effetti della “chimica dell’amore”, soffrì di inappetenza quando si innamorò di Beatrice.

La chimica dell’amore

san valentinoQuando ci innamoriamo, il nostro organismo viene sottoposto a un vero e proprio stravolgimento, portando il nostro cervello ad aumentare la produzione di sostanze come dopamina, adrenalina, noradrenalina, ossitocina, vasopressina e feniletilamina (PEA), ormoni e neurotrasmettitori che si riversano nel corpo scatenando diverse reazioni fisiologiche come l’accelerazione della frequenza cardiaca, maggior sudorazione, entusiasmo, eccitazione, insonnia e… inappetenza.

La PEA, un neurotrasmettitore con una struttura chimica simile a quella delle anfetamine, ci riempie di entusiasmo amoroso ma chiude lo stomaco: non è chiaro come agisca sull’inibizione della fame, ma una volta rilasciata regala moltissima energia ed eccitazione emotiva.

Anche l’ossitocina riduce la sensazione di fame, diminuendo il rischio di abbuffate. Questo ormone, attivato nel nostro corpo da atteggiamenti affettivi (allattamento, rapporti sessuali), influenzerebbe la tendenza di ognuno di noi, a consumare elevate o basse quantità di alimenti. Comunque non tutti sintetizzano l’ormone allo stesso modo, pertanto non sempre quando siamo innamorati, magicamente la fame diminuisce perché potrebbe dipendere da alcune specifiche varianti genetiche. Le funzioni dell’ossitocina sono veramente molte e vanno dall’aiutare durante le contrazioni nel parto al rafforzare il legame madre-figlio, all’alleggerire lo stress, all’accrescimento della fiducia e dell’empatia verso il prossimo, rafforzando anche la socializzazione.

A livello biologico, quindi, l’innamoramento è fortemente influenzato. All’inizio della “cotta”, quando c’è un forte desiderio verso l’altra persona ma ancora non si è stabilita una relazione vera e propria, si percepisce quello che viene definito “avere le farfalle nello stomaco” a causa dell’influenza degli ormoni dello stress che circolano nell’organismo e visivamente si evidenziano vampate di calore, arrossimenti in viso e sudorazione delle mani.

Il cibo resta comunque un espediente importante nella fase di corteggiamento, in quanto è un mezzo efficace e piacevole per conoscersi e rafforzare un rapporto di coppia: a tavola è più facile lasciarsi coinvolgere in confidenze, raccontarsi e diventare sempre più complici.

Le sensazioni appaganti che si provano mangiando e facendo sesso coinvolgono la stessa area del cervello e comportano il rilascio dello stesso ormone, la dopamina, un neurotrasmettitore legato alla sensazione di piacere e appagamento.

La psicologia dell’amore

L’amore, quando scocca la scintilla, impegna la persona fisicamente e soprattutto emotivamente. Gli studi hanno stabilito che il periodo dell’innamoramento copre un arco di tempo che va dai sei mesi a un anno, dopodiché il tutto pian piano va diminuendo e si instaurano altri meccanismi emotivi in cui o il rapporto porta a una stabilizzazione della coppia oppure era soltanto una forte passione che comunque ha preso completamente la persona.

Nella prima fase, si crea una sorta di dipendenza nei confronti della persona amata e si vive questo sentimento in modo quasi folle tanto da arrivare farsi completamente trasportare dalle emozioni. Questo arco temporale è stato analizzato e suddiviso in varie fasi, ovvero:

  • nell’arco di un minuto, lo stomaco si contrae, aumenta la pressione del sangue e si vede in modo sfumato
  • dopo cinque mesi, ci si sente pieni di energia e arrivano le crisi di astinenza in mancanza dell’amato
  • dopo un anno, i livelli degli ormoni tornano normali e si prende peso.

Possiamo difatti notare che quando si inizia una nuova relazione, in genere si tende a perdere peso, poiché si è coinvolti emotivamente su altro (fase di innamoramento), siamo focalizzati su noi stessi e sull’altra persona. E così il mangiare perde significato… ma fino ad un certo punto. Il rapporto d’amore, infatti, si gioca almeno inizialmente anche sul modo di mangiare e stare insieme, trovando punti di accordo su gusti, abitudini, mettendo delle fondamenta sul sentimento che sta nascendo e fortifica anche l’intesa sessuale, perché alcuni alimenti hanno il potere di evocarla, secondo alcuni studi. Le sensazioni del sesso e del cibo, in fondo, provengono dalla stessa area del cervello, dagli stessi circuiti neuroendocrini e dagli stessi ormoni.

Alcuni studi hanno rivelato invece che dopo il matrimonio le donne hanno la tendenza raddoppiata ad ingrassare rispetto alle loro coetanee single. Stessa cosa per coloro che al matrimonio preferiscono la convivenza. Per gli uomini invece la tendenza ad aumentare di peso colpisce soprattutto quelli sposati e molto meno invece i conviventi. Durante una relazione sentimentali si tende a prendere peso probabilmente perché si preferisce uno stile di vita di coppia più godereccio, ruotando intorno a pranzi e cene.

Quando invece una relazione tendiamo a trascurarci: sentiamo fortemente la carenza di affetto ricevuto dal partner e per compensare tale mancanza si cerca consolazione quasi sempre nel cibo che, se non controllato e quindi irrinunciabile, comporta all’instaurarsi di condizioni psicopatologiche non indifferenti.

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I cibi dell’amore

Gli studi parlano chiaro: non esiste un cibo che mangiato in una particolare circostanza può scatenare improvvisamente la libido, per cui, se dopo aver consumato un piatto piccante vengono stimolate fantasie erotiche, è molto più probabile che si tratti di effetto placebo da suggestione.

Neurotrasmettitori a parte, quando si parla di cibo e sesso viene comunque spontaneo pensare a quegli alimenti considerati “afrodisiaci”. Tuttavia, se andiamo a indagare a livello biochimico, alcuni alimenti se consumati con una certa regolarità e nella giusta quantità, possono aiutare ad avere una vita sessuale più attiva in quanto contengono minerali, vitamine e microelementi che possono essere utili in tal senso:

  • lo zinco è un minerale indispensabile alla produzione di testosterone e migliora la fertilità sia nell’uomo che nella donna e le ostriche ne sono ricche, per esempio;
  • il peperoncino e lo zenzero hanno la proprietà di stimolare la vasodilatazione periferica facendo arrivare più sangue agli organi genitali, rendendoli più sensibili.

Non dimentichiamo, però, che gli effetti afrodisiaci più efficaci si ottengono dalle situazioni vissute, dai momenti piacevoli condivisi in armonia e rilassatezza. Ecco perché cucinare insieme, o anche semplicemente consumare una buona cena in intimità, può essere in alcuni casi considerato un efficace preliminare e stimolare le fantasie erotiche dei commensali.

Esistono poi alimenti più “consolatori” di altri in caso di problemi d’amore: il cioccolato, per esempio, contiene tirosina, un amminoacido necessario alla sintesi della dopamina.