Domani si festeggia la Giornata mondiale delle Api. Una ricorrenza, istituita nel 2017 dalle Nazioni Unite, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori, sulle minacce che affrontano e sul loro contributo allo sviluppo sostenibile.
Sono circa 63 mila gli apicoltori totali in Italia. E solo in Lombardia, il 25% del settore apistico a fine 2019 aveva a capo una donna.
Il miele infatti sta prendendo sempre di più una sfumatura rosa, grazie alle consulenze di esperti e alla meccanizzazione dei processi, che rendono tutto il ciclo di produzione molto meno faticoso. Inoltre produrre miele nel quotidiano richiede due doti in particolare: delicatezza e attenzione, qualità che, in genere, alle donne non mancano.
La passione e il voler lavorare in mezzo alla natura hanno portato molte donne a documentarsi e studiare. L’Albo nazionale Esperti in Analisi Sensoriale del Miele, nato nel 1999 e ad oggi considerato eccellenza italiana, conta già numerose iscrizioni femminili.
Di certo, non è un lavoro semplice, soprattutto se lo si vuole intraprendere per guadagnarsi da vivere. Ma le imprenditrici hanno la soluzione: affiancare all’apicoltura attività agricole, agrituristiche e didattiche.
Tra donne e api si crea un’intesa, fatta di movimenti controllati e dolci, per non alterare il loro equilibrio.
Alcune scoprono la passione per caso, in un giorno qualunque, a passeggio con il proprio cane. Cambiano radicalmente la loro vita, lasciando il vecchio lavoro per mettere su un’azienda agricola che conta 50 alveari, il tutto crescendo un bambino. Sì perché è questo che fanno le donne lavoratrici, e lo fanno anche piuttosto bene. C’è chi, invece, non si limita a controllare la filiera produttiva, ma comunica e insegna le curiosità del proprio mestiere tramite laboratori didattici per adulti e piccini, senza dimenticare poi l’apiterapia, che si avvale dell’uso di tutti i prodotti dell’alveare con lo scopo di curare alcune problematiche legate alla salute. Infine, c’è chi svolazza con le api già da quando era una bambina e ha ereditato la passione e l’azienda dai propri genitori ed ora, raddoppiato il numero di alveari in gestione, si occupa del proprio punto vendita, portando il frutto prezioso del suo lavoro al mercato locale.
Queste donne, con la loro dedizione, portano avanti storie e tradizioni di un prodotto naturale e dalle mille proprietà benefiche. Il miele non può esistere senza le api e la loro lunga opera di impollinazione. Proteggere questi piccoli esseri viventi, quindi, significa salvaguardare la biodiversità del nostro ambiente e riconoscergli l’importanza che hanno per noi esseri umani.
A tal proposito, abbiamo fatto quattro chiacchiere con un gruppetto di donne che hanno scelto di intraprendere la professione di apicoltrice. Un omaggio all’esperienza professionale e alla delicata passione di alcune di queste donne che stanno facendo dell’apicoltura un mestiere sempre più rosa!
Giovanna Cuomo, Presidente Cooperativa Apistica Agrinsieme (Molise)
Come è nata la sua passione per l’apicoltura?
Questa passione è nata nel 2001 quando andai a trovare un conoscente di mio padre che aveva intrapreso tale attività. Quel giorno scoprii un mondo meraviglioso, quello delle api, che ti cattura e non ti lascia più andar via. L’apicoltura è un’attività fatta di tante piccole soddisfazioni, dove ci si reinventa sempre e nulla è scontato. Lavorare poi all’aria aperta e a contatto con la natura rende ancora più bello il tutto. Non è stata quindi un’attività che ho ereditato dalla mia famiglia, ma l’ho intrapresa da sola, cercando di fare esperienza in aziende già avviate, frequentando corsi e seminari, ma soprattutto facendo tanta pratica sul campo. Nel mio percorso ho trovato altre persone spinte dalla stessa passione e voglia di fare ed ecco che poi è nata la Cooperativa, che mi ha fatto conoscere il valore del fare squadra e di come insieme si riescono a raggiungere risultati a cui da soli è davvero difficile arrivare.
Cosa significa per lei lavorare in questo ambito?
Nel tempo ho capito che fare apicoltura non significa solo produrre miele, ci sono altre attività che si possono svolgere strettamente collegate all’apicoltura. Ecco che così sono nati progetti di educazione alimentare ed ambientale nelle scuole, laboratori didattici di smelatura, laboratori di analisi sensoriale del miele, creazioni di bomboniere e segnaposto realizzate con il miele, corsi di apicoltura che mi hanno vista lavorare a contatto con i detenuti o con ragazzi proveniente da centri di accoglienza che volevano imparare un lavoro e ritrovare in esso dignità e rispetto.
Cosa l’ha spinta a scegliere questo mestiere?
L’idea di poter lavorare all’aria aperta, di poter organizzare il lavoro come meglio si vuole e la soddisfazione che i risultati arrivano solo attraverso i sacrifici ed un lavoro il più professionale possibile, ti spinge ed invoglia a fare sempre bene e di più, facendoti soprattutto apprezzare le cose semplici della vita. Proprio due anni fa, nella Giornata mondiale delle Api, ho organizzato un laboratorio di smielatura all’aperto, coinvolgendo le classi della scuola primaria, facendo vedere come il miele viene lavorato in laboratorio per poi essere invasettato ed etichettato. È stata una bellissima esperienza che si è conclusa poi con l’assaggio del miele appena lavorato, ed è stata l’occasione per sensibilizzare i più piccoli sul mondo delle api e sulla natura.
Antonietta Scuncio, Apicoltrice professionista (Campania)
Come è nata la sua passione per l’apicoltura?
L’apicoltura era una vecchia passione di mio marito, che era stata abbandonata per mancanza di tempo. Avevamo un locale pieno di materiale apistico e circa 10 anni fa abbiamo ripreso l’attività quasi per gioco. Oggi è un lavoro che mi impegna molto, soprattutto in alcuni mesi, dandomi però la possibilità di dedicarmi ad altro nei mesi invernali.
Cosa significa per lei lavorare in questo ambito?
A lavorare con le api non ci si annoia mai. Ogni stagione apistica è diversa dalla precedente. Io ho avuto la fortuna di fare parte di un’associazione molto qualificata e confrontandoci stiamo crescendo bene (nonostante gli anta!).
Come e in che modo è cambiato il suo rapporto con la natura?
Ho sempre vissuto in un piccolo paese ed ero abituata a rispettare ciò che mi circonda. Adesso però mi rendo conto che dobbiamo fare un passo indietro e cambiare il modo di interagire altrimenti continueremo ad avere eventi sempre più estremi e numerosi.
Cosa l’ha spinta a scegliere questo mestiere?
Ho scelto questo lavoro perché mi dava la possibilità di dedicarmi alle mie figlie, non essendoci vincoli di orario.
Come sta andando l’apicoltura in questo periodo di emergenza sanitaria?
Io sto producendo regine e sciami e sembra una discreta stagione anche per il miele. Con la fase 2 sembra che il mercato si stia sbloccando.
Quali sono le principali problematiche che si possono riscontrare allevando api?
Le problematiche sono tante, bisogna impedire la sciamatura, fare fronte alle varie patologie, c’è la vespa velutina, la varroa, la concorrenza sleale di altri paesi, la mancanza di aiuti economici. Il segreto sta nell’affrontare un problema alla volta. Ci siamo sempre impegnati affinché tutto andasse bene.