Il 2020 doveva essere l’anno di Parma.
La Capitale Italiana della Cultura 2020 aveva in programma un calendario ricchissimo di eventi, pronti a raccontare le tante anime della città: quella romana, quella medievale, quella verdiana – dei sentimenti forti e nazionali del melodramma – e la Parma delle barricate, la Parma rinascimentale e quella barocca, la borbonica e l’illuminista, la rivoluzionaria e l’asburgica, la Parma contadina e la Parma imprenditrice, ma anche, la Parma del buon cibo e delle tante tradizioni enograstronomiche.
Invece “Parma 2020 si è fermata” per via dell’emergenza COVID-19.
Così recita il comunicato ufficiale, in cui gli organizzatori spiegano: “La situazione di emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese ha di fatto bloccato i progetti culturali di Parma Capitale Italiana della Cultura e azzerato l’attrattività dei nostri territori. Ad oggi, come disposto dai provvedimenti adottati, tutte le attività culturali sono sospese fino al 13 aprile e alcune di esse sono state purtroppo cancellate. Per non disperdere il grande sforzo sin qui compiuto e l’inestimabile patrimonio di eventi messi in cantiere da decine e decine di soggetti che questo grande progetto aveva evocato, stiamo tentando l’impossibile per riprogrammare il maggior numero di attività nella seconda metà dell’anno o, in molti casi l’anno prossimo”.
L’ipotesi è di riprogrammare tutto nel 2021, in attesa di conoscere la decisione del Governo in merito.
Quello che noi vi proponiamo è un “viaggio” nella capitale della Food Valley, perfetta dichiarazione d’amore verso la vita, la bellezza e il piacere. Parma non è, infatti, solo la Capitale della Cultura 2020, ma anche “Città Creativa per la Gastronomia”, come l’ha definita l’UNESCO.
Se vi chiedessimo ti indicarci un prodotto tipico di Parma, cosa rispondereste? In primo luogo Prosciutto, ovviamente, e poi? Il Parmigiano Reggiano, il Culatello di Zibello, il Salame di Felino, … e tra i vini il Sorbolino, il Nocino, il Malvasia dei Colli di Parma.
Ebbene, a Parma, tutto parla e racconta di cibo: dalle vie del centro storico, dove è possibile visitare e degustare i prodotti delle tante botteghe alimentari, ai ben 6 musei dedicati alla cultura gastronomica italiana (quello della Pasta, del Parmigiano Reggiano, del prosciutto e dei salumi, del salame Felino, del Vino, del Pomodoro).
Piatti della tradizione parmense
Anolini in brodo
Tra le tante pietanze tipiche di questo territorio, ricordiamo gli “Anolini”, che hanno la forma di un dischetto senza frangia, del diametro di 2,8 cm, fatto di due strati sovrapposti di pasta. Il ripieno contiene un impasto di Parmigiano Reggiano, poco pane raffermo grattato, tuorlo d’uovo e sugo ristretto di stracotto di manzo con sapore di noce moscata a piacere. Secondo la trazione questo piatto va servito in brodo e viene mangiato tutto l’anno, anche durante Ferragosto.
Bomba di riso
Secondo la ricetta originale, il ripieno della bomba di riso viene realizzato con il piccione: in alternativa, si possono usare carni di manzo e di maiale. Si cuoce il riso da una parte, con soffritto classico e brodo di carne, e le carni dall’altra: a cotture ultimate si dispone metà del riso in una teglia, ‘a ciambella’, lasciando un buco in centro, dove viene disposta la carne. Si ricopre il tutto col resto del riso, si inforna e si serve col parmigiano: un tripudio di sapori!
Rosa di Parma
Questa ricetta è molto semplice e coniuga alla carne di manzo tre sapori di prodotti tipici: il Parmigiano, il Prosciutto di Parma e il Lambrusco, chiusi a costituire la preziosa farcitura del rotolo. Un secondo piatto dal sapore intenso, ideale da gustare insieme a un calice di buon vino rosso della zona: la Rosa di Parma è una delle eccellenze del territorio.
Spongata
La “Spongata” è uno dei dolci tipici di Parma, in particolare della zona di Busseto: è una torta insaporita dal gusto di noci, pinoli, uvetta e scorze di cedro, oltre che da miele e spezie come cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Un sapore aromatico e dolce, perfetto per concludere il proprio pranzo alla scoperta dei piatti tipici di Parma.
Le origini del legame tra il cibo e la città di Parma
Fin dall’epoca romana, i prosciutti stagionati nel parmense erano ricercati e apprezzati nella capitale dell’impero. In epoca alto-medievale, invece, i monaci Benedettini misero a punto il processo di produzione del formaggio Parmigiano Reggiano, ancor oggi in uso.
Nell’Ottocento, poi, Parma sviluppava la più forte industria alimentare di trasformazione del pomodoro, favorendo così la specializzazione delle imprese meccaniche presenti sul territorio e la posa della più ampia rete territoriale italiana di tramvie a vapore a scartamento ferroviario, capace, con i suoi 177 chilometri di binari, di collegare i principali siti produttivi alla città capoluogo, alla rete ferroviaria nazionale e al porto fluviale sul Po.
Nel 1877 iniziava il proprio cammino con un modesto negozio di panetteria la Barilla, oggi leader mondiale nella produzione industriale della pasta ed europeo dei prodotti da forno.
Il XX secolo vide la nascita nel capoluogo della Stazione Sperimentale delle Conserve Alimentari, della Mostra delle Conserve, antesignana dell’odierno Cibus – la Fiera internazionale dell’Alimentazione – e dei Consorzi di tutela dei prodotti tipici (Parmigiano, Prosciutto, Culat
Nel 2003, infatti, Parma venne selezionata quale sede dell’EFSA, l’Authority Europea per la Sicurezza Alimentare.