Esistono storie d’amore che fanno di tormento, ostinazione e buona cucina il proprio fil rouge. Quella tra Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana è stata una di queste.
Vittorio Emanuele II lo conosciamo tutti, ma chi era Rosa Vercellana, ribattezzata dal popolo piemontese che tanto la amava, La Bela Rosin?
Rosa era figlia di un militare che prestava servizio nell’esercito di Carlo Alberto. Conobbe Vittorio Emanuele II nel 1847 quando, con la sua famiglia, si trasferì presso il Castello di Racconigi. All’epoca la Bela Rosin aveva solamente 14 anni, mentre Vittorio Emanuele, non ancora re, ne aveva 27 ed era sposato con Maria Adelaide d’Asburgo Lorena.
La differenza d’età e il fatto che Vittorio Emanuele avesse una moglie (e molte amanti e avventure), non impedirono ai due di iniziare una relazione, dalla quale nacquero due figli, Vittoria ed Emanuele, che sarebbe durata fino alla morte del Re.
La Bela Rosin e Vittorio Emanuele II furono aspramente osteggiati dalla corte, soprattutto in ragione delle origini di lei. A dispetto di tutto e di tutti, Vittorio Emanuele II perseverò e, dopo la morte della regina legittima, nel 1858, nominò Rosa Vercellana Contessa di Mirafiori e Fontanafredda donandole, inoltre, il castello di Sommariva Perno.
Più tardi, La Bela Rosin si trasferì in una tenuta all’interno dell’attuale Parco Regionale della Mandria, dove il re amava ritirarsi per trascorrere il tempo con la sua amante e dove questa preparava per lui piatti prelibati. Sì, perché quella tra Rosa Vercellana e Vittorio Emanuele II fu una storia d’amore e di buona cucina.
Nella seconda metà del XIX secolo, La Bela Rosin e il Re si spostarono a Firenze. Vittorio Emanuele II si ammalò e, temendo di morire, fece di Rosa la sua moglie morganatica (priva del titolo di regina).
Alla scomparsa di Vittorio Emanuele II, avvenuta a Roma nel 1878, La Bela Rosin si trasferì a Pisa, presso il Palazzo Beltrami, dove restò fino alla fine dei suoi giorni (1885).
L’avversione della famiglia reale non si esaurì nemmeno dopo la morte della Bela Rosin che non fu sepolta assieme al marito nel Pantheon romano (apparentemente per il fatto di non essere mai stata una vera regina). Per tutta risposta, i figli di Rosa fecero edificare una copia in scala ridotta del Pantheon a Torino dove le spoglie della madre trovarono riposo prima di essere spostate nel Cimitero Monumentale della città: si tratta del Mausoleo della Bela Rosin, situato nel quartiere Mirafiori Sud e restaurato nel 2005 dopo anni di abbandono.
Sono molti i piatti legati a questa storia d’amore divenuta ormai leggendaria: tra questi ci sono le Uova alla Bela Rosin, un antipasto diventato tipico della cucina piemontese, semplicissimo e delizioso, ideale per il pranzo della domenica o per la prossima Pasqua. Si tratta di uova ripiene di maionese coronate da tuorli passati al setaccio: niente di più, ma, mi raccomando, che la maionese sia fatta in casa, come la faceva la Bela Rosin per il suo re.
Ingredienti
(dosi per 4 persone)
Per le uova:
2 uova medie freschissime
Per la maionese:
40 grammi di olio di semi di girasole
7 grammi di olio extravergine di oliva
1 tuorlo ricavato da un uovo grande, freschissimo (l’albume può essere recuperato e utilizzato per una frittata)
1 cucchiaino di aceto di vino bianco
La punta di un cucchiaino di senape dolce in salsa
Succo di limone fresco q.b.
Sale fino q.b.
Per guarnire il piatto (facoltativo):
Foglie di lattughino freschissime
Procedimento
Sistemo le due uova medie in un pentolino, le copro con acqua fredda, porto a lieve bollore e cuocio per 10 minuti (a partire da quando l’acqua inizia a fremere).
Raffreddo le uova sotto a un getto di acqua corrente. Una volta fredde le batto delicatamente sul piano di lavoro e, tenendole sotto il palmo della mano teso, le faccio rotolare per creare tante crepe.
Elimino i gusci con molta delicatezza per non rovinare le uova rassodate che poi sciacquo per eliminare eventuali residui e tampono con carta da cucina.
Per la maionese, riscaldo l’aceto, vi sciolgo un po’ di sale e lascio raffreddare.
Metto il tuorlo (che deve essere a temperatura ambiente) in un una ciotola di vetro e aggiungo l’aceto in cui ho sciolto il sale e la senape. Inizio a sbattere con una frusta a mano o elettrica, versando prima l’olio di semi, poi quello extravergine di oliva, a filo (la salsa deve essere piuttosto sostenuta: se risulta troppo morbida aggiungo ancora un po’ di olio di semi). Unisco succo di limone a gusto, sbatto ancora per alcuni istanti, copro e conservo in frigorifero fino al momento dell’utilizzo.
Taglio le uova rassodate a metà nel senso della lunghezza e, con estrema delicatezza (per non rompere gli albumi), separo i tuorli.
Passo questi ultimi attraverso un setaccio fine per ottenere tante piccole “briciole”.
Riempio gli incavi degli albumi sodi con la maionese.
Completo con i tuorli passati al setaccio.
Appoggio le Uova alla Bela Rosin su un letto di lattughino e servo.
Autore: Paola “Slelly” Uberti
Blog: Slelly