Dott.ssa Nicoletta De Lorenzo: l’influenza dei media nella diffusione dei DCA

Ciò che potrebbe influenzare il dilagarsi dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono i media, le cui caratteristiche ci aiutano a comprendere il perché della loro capacità di influenza sui disturbi del comportamento alimentare.

influenza mediaInternet è il mezzo di comunicazione più potente che sia apparso dalla nascita della televisione, e rappresenta un punto di incontro e di scambi culturali. La “rete” è un serbatoio sconfinato di informazioni sugli argomenti più disparati e attraverso l’ausilio di motori di ricerca è possibile reperire velocemente ciò che si desidera¹. Andando sul web, e digitando “pro ana” per le anoressiche o “pro mia” per le bulimiche, si resta allibiti dall’esistenza dei tanti siti che inneggiano all’anoressia e alla bulimia e che danno consigli su come dimagrire, indursi il vomito, e dunque perdere peso. Si rischia così di far passare per “moda” quelle che invece sono riconosciute universalmente quali gravi malattie. Se fino a poco tempo fa si trattava di un fenomeno circoscritto agli USA, adesso questa piaga via web è approdata anche in Italia dove si sta sempre più diffondendo tanto che nel nostro paese, tra le 500.000 ragazze che sarebbero malate, alcune migliaia decidono di partecipare a blog a favore dell’anoressia e della bulimia, raccontando con fierezza i risultati raggiunti.

Proprio con l’intento di arginare il dilagare di questi siti, si è mosso il governo francese: “tre anni di carcere e multe fino a 45 mila euro contro tutti i siti pro anoressia che incoraggiano le ragazzine e giovani donne a perdere peso, ma anche i blog o tutti i tipi di pubblicazione che incitano all’eccessiva magrezza”. Oltre la proposta di legge approvata dai deputati francesi, per combattere il fenomeno è nata Anad, l’Associazione Nazionale per l’Anoressia Nervosa e i Disturbi Associati che ha scovato e recensito più di 400 siti sull’argomento, e il portale Yahoo!, che ospitava 115 dei 400 siti segnalati dall’Anad, ne ha chiusi molti di quelli presenti sulla sua rete.

Televisione
Presente ormai in tutte le case di ogni parte del mondo, la tv associando al messaggio il potere delle immagini, favorendo il processo di identificazione da parte del pubblico, non richiedendo competenze particolari per la sua fruizione e raggiungendo un pubblico vasto per genere, cultura ed età, può esercitare una certa influenza e portare a casi di emulazione in soggetti predisposti. Ad esempio i disturbi alimentari sono stati e sono ancora oggi, essendo un argomento di grande attualità, soprattutto in concomitanza di casi di cronaca, l’oggetto preferito di talk-show televisivi, che hanno fatto di tutto per pubblicizzare l’intera serie dei disturbi psichiatrici.

Carta stampata
Fonte abbondante sui disturbi alimentari è stata la carta stampata. Il numero degli articoli dedicati all’anoressia e alla bulimia si sono moltiplicati negli ultimi anni e, anche se, ovviamente, in molti casi lo scopo è quello di lanciare un allarme, è probabile che spesso possa, sia pure involontariamente incoraggiare l’identificazione e l’imitazione. Stesso discorso può essere fatto circa i libri autobiografici relativi ai disturbi alimentari, che hanno in qualche caso contribuito alla formazione del modello sociale della malattia. I terapeuti specializzati nella cura di queste patologie hanno espresso la loro preoccupazione perché il risalto che viene dato in quei resoconti alla descrizione dettagliata dei sintomi può fornire alle donne più vulnerabili, anche se non volendo, alcune strategie per sviluppare tali sintomi.

Allo stesso modo, anche i libri che vengono pubblicati con il solo scopo di informare il pubblico corrono il rischio di spettacolarizzare i sintomi della malattia.

Infine, non si può non considerare il grande influsso esercitato dalle immagini fotografiche ed elettroniche che hanno un impatto talmente forte nella diffusione degli attuali canoni di bellezza che non ci si può stupire del dilagare dei disturbi alimentari connessi come sono all’immagine corporea. Le distorsioni tipiche dell’anoressia e della bulimia sono a volte concretamente palesi nella pubblicità della moda.

L’obiettivo della pubblicità è quello di favorire l’acquisto dei prodotti che vengono sponsorizzati attraverso l’uso di un linguaggio persuasivo e suggestivo; allora, in una cultura che esalta la magrezza, la perfetta forma fisica e denigra l’obesità far ricorso a corpi di donne magre risulta la scelta vincente per la vendita dei prodotti, soprattutto alimentari, cosmetici o dietetici.

influenza media 3Ognuno di noi legge riviste, giornali e libri, ascolta la radio, guarda la televisione o naviga in internet, ricevendo così messaggi che non sono rivolti a noi personalmente, ma ad una moltitudine di nostri simili. Per cui un medesimo messaggio veicolato dai mass media raggiunge in modo rapido e simultaneo una pluralità di individui. Bisogna tenere conto, soprattutto quando si parla di disturbi del comportamento alimentare, che i messaggi dei media non vengono ricevuti in modo uniforme da ogni individuo e quindi non producono, mediante il meccanismo stimolo/risposta, degli effetti uniformi sul comportamento². Anche perché il mondo interiore che caratterizza un soggetto affetto da disturbi alimentari è completamente diverso da coloro che non ne sono affetti.

Le parole di Berelson possono aiutare a capire ancora meglio questo concetto circa la problematica degli effetti dei mass-media “ … certi tipi di comunicazione, su certi temi, posti all’attenzione di certi tipi di persone in certe condizioni hanno certi effetti…”³.

Sono stati, dunque, fino ad ora, analizzati alcuni dei fattori sociali responsabili della tendenza odierna all’aumento e diffusione dei disturbi del comportamento alimentare: i conflitti legati al ruolo della donna e alla sua identità, il culto dell’aspetto fisico magro in contrasto con la sovrabbondanza di cibo, la spettacolarizzazione di malattie, come l’anoressia nervosa, messa in atto  dai mezzi di comunicazione di massa. Se si va a ripercorrere questi fattori, si nota come essi facciano parte tendenzialmente della cultura occidentale, non a caso i disturbi del comportamento alimentare sono definiti sindromi culture bounded, legate cioè a certe culture e specifici paesi: ne sono più fortemente colpiti i paesi industrializzati e ricchi come l’Europa occidentale, il Canada, gli Stati Uniti, l’Australia, e Nuova Zelanda. Ma allora, come mai la loro comparsa in aree del mondo considerate fino a poco tempo fa relativamente immuni dalle influenze culturali che sottintendono tali disturbi? La risposta risiede in una parola, “globalizzazione” o “occidentalizzazione” che rappresenta ancora un altro dato a favore dell’importanza dell’interpretazione sociologica dei disturbi alimentari.

Grazie alla rapida industrializzazione e urbanizzazione di grandi aree del mondo precedentemente isolate dall’influenza europea e americana, e alla grande globalizzazione culturale associata all’influenza crescente dei mass media, nei paesi considerati precedentemente relativamente immuni dai disturbi alimentari sono apparsi numerosi resoconti che documentano un aumento di anoressia nervosa.

Appare fuori discussione che l’approccio medico e psicologico sia fondamentale per la cura dei disturbi del comportamento alimentare, ma ciò che è stato detto fino ad ora consente di evidenziare come l’aumento dei casi di particolari patologie sia la spia delle difficoltà manifestate da persone particolarmente vulnerabili, impreparate ad affrontare le situazioni di incertezza che caratterizzano la cultura contemporanea. Per cui la chiave di lettura non deve solo essere di natura intrapsichica, ma deve implicare un’interpretazione sociale che risulta essere di particolare importanza non tanto nella cura ai disturbi alimentari quanto nell’organizzazione di programmi di prevenzione, visto che i fattori socioculturali devono essere considerati come fattori che favoriscono i sintomi.


1. cfr R. Viscardi, “Teorie e tecniche dei nuovi media”, Ellisi, Napoli, 2002
2. cfr A. Bagnasco, M. Barbagli, A. Cavalli, “Corso di sociologia”, Il Mulino, Bologna, 1997
3. cfr S. Bentivegna, “Teorie delle comunicazioni di massa”, Edizioni Laterza, Roma, 2004


Articolo a cura di Nicoletta De Lorenzo, Psicologa-Psicoterapeuta Specialista in disturbi alimentari e obesità, Responsabile terapeutico area disturbi alimentari, Responsabile e referente progetti di prevenzione sui disturbi del comportamento alimentare e obesità Cibiamoci, Psicologo-Psicoterapeuta strutture semiresidenziali riabilitative psichiatriche Società Cooperativa Sociale Anthropos Giovinazzo (Bari).

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