Oggi il food delivery è la nuova frontiera del mangiar bene, sano e chic. L’offerta è ampissima: dai noodles alle ostriche, dal menù vegano a quello senza glutine, ai piatti esotici.
Solo a Milano negli ultimi 6 mesi sono sbarcate 3 nuove società (Foodora, Foodinho e Deliveroo) e a livello internazionale le startup che si occupano di cibo a domicilio sono aumentate del 55% tra il 2013 e il 2014.
Secondo la multinazionale americana Baum + Whitman, il delivery è al primo posto tra le tendenze food del 2016, tanto che anche i big dell’hi-tech, come Google, Uber e Amazon, hanno appena lanciato servizi di consegna di cibo e bevande.
Il motivo del successo non sta solo nelle contingenze, come risparmiare tempo, economizzare sui costi del parcheggio, evitare code sia al ristorante che nel traffico: il vero successo di questa che viene definita come nuova frontiera del food sta nel valore della personalizzazione del servizio/prodotto offerto.
Il food delivery permette di godere di un servizio “su misura” per eccellenza, offrendo semplicità, comodità, velocità e varietà sia a casa che in ufficio o, addirittura, in hotel. La tecnologia (app e smartphone di ultima generazione) naturalmente fa tutto il resto.
Leader è Just-Eat, che grazie al suo archivio di oltre duemila indirizzi tra locali e ristoranti delle principali città italiane, offre all’utente la possibilità di selezionare la propria località e accedere alla selezione di ristoranti, pizzerie e fast-food presenti nelle vicinanze. Con Just-Eat puoi anche segnalare i nuovi locali non ancora registrati nella lista.
Tra i piatti più richiesti quelli mediorientali, asiatici, in crescita i piatti vegani… e comunque in Italia la pizza non molla mai.
Dal delivery di “massa”, a quello stellato il passo è breve. La start up di riferimento a Londra si chiama Supper. Operativa da settembre (per ora sono nella zona 1 della metropoli), Supper si preoccupa di mettere in moto un delivery di lusso per la consegna di pasti da ristorante stellato. Il circuito comprende già 19 ristoranti d’autore di Londra (molti stellati e diversi rappresentanti della cucina etnica di qualità): si sceglie il ristorante, si procede con l’ordine e i piatti arrivano a casa come sulla tavola esclusiva di un locale chic – con tanto di posate e tovagliolo – al costo aggiuntivo (piuttosto contenuto visto il livello dell’offerta) di 5.95 sterline (più mancia).
Ma qualcosa sta cambiando anche da noi; basti pensare a Moovenda, una start up lanciata pochi mesi fa che ha deciso di confrontarsi con una piazza difficile come quella romana e che conta già più di mille utenti che non intendono rinunciare alla qualità, neanche quando si tratta di rimediare una cena all’ultimo secondo o concedersi una pausa pranzo improvvisata.
Ora non ci resta che domandarci: e se il futuro della ristorazione fosse a domicilio?