Postare piatti e cibi sui social è la moda degli ultimi anni. Alcuni parlano addirittura di “sindrome da impiattamento”.
Marsterchef, La prova del Cuoco, e anche la pubblicità ci insegnano che una banale patatina possa assurgere a “fingerfood di grido”.
E poco importa se si tratta di un pollo bollito o di riso in bianco, bisogna impiattare bene, poi fotografare e dunque condividere!
La pratica va messa in atto sia a casa sia al ristorante oppure a cena da amici. Lo smartphone campeggia sulle nostre tavole sempre pronto a immortalare il piatto più “figo”! Sembra che ogni giovane cuoca (ma non solo), mentre si accinge a preparare una pietanza, abbia sempre il timore che il buon Carlo Cracco possa bacchettarla per una sbavatura nel piatto, oppure perché la portata non ha verticalità, o ancora perché il colore selezionato non esalta il nostro filetto. Addirittura a Londra, per pagare la cena al ristorante “The Picture House”, basta scattare le fotografie dei piatti e pubblicarle su Instagram: una trovata pubblicitaria semplice ed efficace.
Ed ecco che fioccano i master in food design. I piatti diventano un’opera d’arte, come nelle creazioni di Hong Yi, l’artista malese che si diverte a realizzare delle presentazioni di portate che starebbero meglio sulle pareti di casa nostra che sulla tavola, e ancora si organizzano mostre d’arte che ripropongono i quadri di artisti famosi utilizzando non i pastelli, ma il cibo.
E’ vero che i sensi a tavola hanno la loro importanza, che il cibo va degustato prima con gli occhi e poi con la gola, però forse così è troppo!