La Vergine, la seconda costellazione più grande del cielo dopo Idra, si presenta con le sembianze di una donna alata che stringe nella mano sinistra una spiga di grano.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: perché il grano? La raccolta dell’orzo e del frumento non avviene al solstizio d’estate? Strano ma vero, è proprio la spiga tenuta fra le mani della donna a suggerire la risposta.
Il simbolismo della Vergine si è formato probabilmente fra il 6540 e il 4380 a.C., quando il solstizio coincideva con la levata elica della costellazione, cioè con la sua prima apparizione.
Un periodo storico di profonde innovazioni, durante il quale ha avuto luogo la cosiddetta “rivoluzione neolitica”, la prima delle rivoluzioni agricole che si sono succedute nella storia. Gli agricoltori cominciarono infatti a coltivare regolarmente il frumento e l’orzo e ad addomesticare il bestiame, dalle capre alle pecore, dai buoi ai maiali.
La stella più luminosa di Virgo (nome latino della costellazione), nonché la quindicesima più brillante del cielo notturno, è Spica, indicata dalla spiga di grano tenuta in mano dalla Vergine. Pensate che la sua vicinanza all’equatore celeste la rende visibile da tutte le regioni popolate della Terra!
Inoltre, insieme ad Arturo e Denebola, stelle appartenenti rispettivamente alle costellazioni di Boote e del Leone, Spica forma il cosiddetto Triangolo di Primavera, poiché la sua massima visibilità nell’emisfero boreale, cade proprio nei mesi primaverili.
Articolo a cura di Qui da Noi e del Planetario e Osservatorio Astronomico Cà del Monte.
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