Tutti amano le polpette.
Grandi, bambini e anziani, da sempre sono attratti da questi sfiziosi e invitanti bocconcini!
Ogni famiglia possiede la sua ricetta… c’è chi le prepara con la carne e chi con il pesce, chi predilige quelle di verdura o di legumi, c’è chi le frigge, chi le cucina al sugo, al forno, alla griglia o addirittura al vapore.
Pensate che la parola “polpetta” la troviamo già nel XV secolo nel “Libro de Arte Coquinaria” di Maestro Martino, cuoco e gastronomo italiano. Nella sua primordiale ricetta, sono presenti addirittura degli accorgimenti sulla qualità e sui tagli di carne da scegliere!
Secondo alcune interpretazioni, l’etimologia della parola potrebbe derivare dal francese “paupière” (palpebra), per via del movimento fatto dalle mani per realizzare le polpette, che ricorderebbe lo sbattere delle palpebre, appunto. Inizialmente, però, le polpette non erano fatte di carne macinata, pertanto la parola potrebbe derivare dal taglio più tenero del vitello o del cervo, ovvero la “polpa”.
Le polpette, molto spesso, sono viste come un riciclo di avanzi di carne e di altri ingredienti cotti, che in questo modo possono essere riutilizzati evitando lo spreco. Tuttavia, così come è successo a tanti altri piatti della cucina italiana, anche le polpette hanno avuto una loro evoluzione in cucina, diventando un piatto a sé stante e non più solamente una ricetta di recupero.
Vediamo ora quali caratteristiche deve avere la carne per realizzare delle polpette di qualità!
Quando andate dal vostro macellaio di fiducia, chiedete che vi triti un pezzo moderatamente grasso, che abbia quindi il giusto livello di muscolo ma anche di grasso e di collagene. I tagli più adatti sono il collo, il brione, il fusello, il reale, e il codone.
Nel caso in cui acquistiate della carne già tritata al supermercato, controllate sempre che la carne sia fresca e che abbia un colore rosso vivo!
Per tutto il mese di marzo, non perdetevi le ricette QUI DA NOI: avremo polpette per tutti i gusti!