Il cibo si fa attore e gioca la sua parte in molti capolavori del cinema italiano e straniero, assumendo di volta in volta significati diversi, trasformandosi in uno strumento per veicolare importanti messaggi attraverso il mezzo cinematografico.
Alcuni esempi?
Partiamo dalla celebre scena tratta da “Un americano a Roma” (1954), in cui un indimenticabile Alberto Sordi, nel ruolo di Nando Morioni, di fronte a un bel piatto di maccheroni abbandona definitivamente il tentativo di imitare il life-style americano, per tornare ad abbracciare le tradizioni italiane. Come? Avventandosi su un succulento piatto di pasta, anticipando l’abbuffata con la famosa affermazione “Maccaroni, m’hai provocato e io te distruggo, maccaroni! I me te magno!”.
O pensiamo al compianto Marlon Brando che, in una scena nel film di Bertolucci “Ultimo tango a Parigi” del 1973, mangia seduto a terra con una magistrale fotografia in cui l’atto del mangiare, senza tavola apparecchiata, né posate, diventa simbolo di isolamento, di alienazione dalla vita e dai rituali sociali più consolidati.
Saltiamo poi agli anni ’80 con un altro film cult, questa volta firmato Nanni Moretti, che nel film “Bianca” si consola dai dispiaceri amorosi avventandosi su un gigantesco barattolo di Nutella alto un metro, capace di trascinare il protagonista nello spazio-tempo al periodo dell’infanzia e alle rassicuranti merende ‘pane e nutella’ preparate con amorevolezza dalla madre.
E ancora, come non citare il pluripremiato capolavoro di Roberto Benigni, “La vita è bella” (1997), in cui nel narrare la terribile macchia che l’olocausto ha impresso nella storia dell’umanità, trasfigura il dramma in gioco. E così le agghiaccianti parole che un soldato tedesco rivolge a un gruppo di neodeportati, tra i quali c’è il figlio del protagonista, diventano parole rassicuranti e conosciute dal bambino: merendine, pane e marmellata, leccalecca, e altri riferimenti al mondo del gioco e del divertimento, che si sostituiscono alle istruzioni del soldato tedesco sull’agghiacciante routine al campo di concentramento.
Passiamo poi alla cinematografia straniera con “Chocolat”, un film del 2000 diretto dal regista Lasse Hallström. Ecco che il cioccolato, nella cittadina francese decisamente bigotta che fa da sfondo alla vicenda, si fa peccaminoso e, accanto ai protagonisti Juliette Binoche e Johnny Depp, diventa simbolo di libertà di espressione delle pulsioni più vere e istintuali, rivendicate attraverso lo sfogo trovato nell’immediato piacere dei sensi offerto dal dolce avvolgente.
E poi il film documentario candidato all’Oscar “Super Size Me” del 2004, in cui il cibo spazzatura questa volta, e lo stile di alimentazione fomentato dall’industria dei fast-food, viene denunciato dal regista e interprete del documentario, Morgan Spurlock. Quest’ultimo, sotto lo stretto controllo di tre medici specialisti, ha registrato gli effetti sul suo corpo e sulla sua salute nel mese in cui si è nutrito esclusivamente del cibo servito al Mc Donald’s della natia Manhattan. Risultato? 11 kg in più segnati dalla bilancia, forte stanchezza, improvvisi cambi d’umore, episodi di tachicardia e accenni di primi danni a fegato e cuore, cui hanno fatto seguito 6 mesi di dieta ferrea per recuperare lo stato di salute precedente all’esperimento. Lo scopo di tutto ciò? Allertare gli americani sui pericolosi effetti della dieta in formato fast-food.
Ma il cibo non manca di essere protagonista anche nei film di animazione.
Come non citare “Ratatouille”, cartone della Disney del 2007, realizzato in grafica computerizzata dalla Pixar e diretto da Brad Bird e Jan Pinkava. In questo caso il protagonista è Remy, un piccolo ratto delle periferie francesi, che sfrutta le sue straordinarie doti olfattive per coronare il suo più grande sogno: cucinare al Gusteau, rinomato ristorante di Parigi.
E ancora “Piovono polpette”, film di animazione del 2009 della Sony Pictures, diretto da Phil Lord e Chris Miller, in cui il protagonista, Flint Lockwood, si inventa un macchinario per trasformare l’acqua in cibo, che però viene inavvertitamente spedito in cielo generando bizzarri fenomeni atmosferici in cui a piovere dall’alto sono alimenti di ogni tipo. A fare da sfondo al cartone un importante messaggio, la denuncia allo spreco di cibo e alla sovralimentazione, sempre più spesso causa di obesità tra giovani e adulti dell’occidente.