Se ne sente parlare nell’arte, lo si trova nei ricettari di famiglia piemontesi, è molto diffuso in cosmesi per le sue proprietà idratanti e antiossidanti. Di cosa stiamo parlando? Dell’olio ottenuto dalla noce, dalla cosiddetta “ghianda di Giove”, così chiamata dai Romani in virtù della bontà e dell’alto valore nutritivo del frutto. L’olio di noci, in realtà, non è molto commercializzato; vi capiterà di trovarlo perlopiù girovagando tra le corsie dei negozi di prodotti biologici o naturali (a prezzi piuttosto alti!). Sapevate che gli abitanti dell’Antica Roma erano soliti regalare un sacchetto di noci come augurio di felicità?
L’utilizzo dell’olio di noci, in Italia, si sviluppò principalmente al nord a causa della mancanza di uliveti e del costo troppo elevato dell’olio di oliva: tutti nel proprio giardino possedevano una pianta di noce.
Ma come si ottiene l’olio? Facile: dai gherigli del frutto dell’albero, che vengono privati del mallo e lasciati seccare per diversi giorni. Successivamente si passa alla spremitura, che avviene a freddo e per mezzo di torchi.
Come già accennavamo, quest’olio era conosciuto e diffuso ai tempi dei Romani, ma è nel Medioevo che inizia ad essere impiegato, oltre che come alimento, anche come combustibile per lampade e lanterne.
Pensate che alcune fonti rivelano che nel XVI secolo l’estrazione a freddo dell’olio di noci era riservata esclusivamente alla classe nobile, mentre alle altre classi era destinato il prodotto ottenuto dall’estrazione a caldo, che poteva essere utilizzato sia come alimento, sia come unguento curativo.
È utilizzato anche nell’arte, in quanto rientra nella categoria di quegli olii detti “essiccanti”, ovvero quelli che, quando vengono esposti all’aria, hanno la caratteristica di combinarsi con l’ossigeno e, quando vengono stesi sopra una qualsiasi superficie, subiscono un processo di essiccazione e una trasformazione – in un tempo più o meno breve – in uno strato abbastanza solido ed elastico.
Comunque sia, l’olio di noci inteso come alimento, ha un gusto differente dagli altri tipi di olio in circolazione, con note delicate ma dal retrogusto leggermente amaro, che ricorda proprio quello della noce. In Piemonte, fino a qualche decennio fa, si utilizzava per condire la tradizionale bagna cauda, proprio per conferirle quel tocco di sapore in più al quale difficilmente si vuole rinunciare. Non è assolutamente indicato per le fritture, ma è un buon condimento per vellutate, piatti a base di verdure e carni crude.
(Uno dei pochi difetti che ha l’olio di noci è la sua scarsa conservabilità, infatti tende a irrancidirsi in non molto tempo!)
Non fatevi sfuggire la ricetta delle COSTATINE GORGONZOLA E NOCI, difficile resistere a questo secondo piatto!