A SCUOLA DI VENDEMMIA!

Come promesso, arriviamo con un’altra pillola che ha che fare con il vino, in onore dell’attesissima vendemmia che sta vedendo impegnati migliaia di viticoltori!

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Un bellissimo scatto fra i vigneti del giornalista Giuseppe Rasolo durante il nostro EATour della Puglia (settembre 2015)

La vite è una pianta antichissima, la cui storia inizia circa 5.000 anni fa circa in Oriente. Anche nella Bibbia se ne parla: dopo il diluvio universale, Noè attraccò a terra, piantò una vite sul monte Ararat e si ubriacò del suo vino. Affreschi e geroglifici, invece, testimoniano che questa pianta era conosciuta anche tra gli Egizi, i quali la coltivavano per produrre vino. Le uve raffigurate sono di colore nero, tipico delle zone temperate, pertanto il vino egiziano doveva essere rosso ed era conservato in anfore chiuse da un tappo di argilla. Fu poi grazie ai Fenici e ai Greci che la viticoltura e l’arte del produrre vino si affermarono lungo le coste del Mediterraneo.

La raccolta delle uve è una pratica che viene chiamata vendemmia (dal latino vinum, “vino”, e demere, “raccogliere”) e si svolge tra luglio e ottobre nell’emisfero boreale, e tra febbraio e aprile nell’emisfero australe.

Nel caso delle uve da tavola, generalmente, la vendemmia comincia quando le uve hanno raggiunto il grado di maturazione desiderato, vale a dire quando il rapporto tra la percentuale di zuccheri e quella degli acidi contenuti nell’acino ha raggiunto il valore ottimale per il tipo di vino che si vuole produrre.

Quando invece si tratta delle uve da vino, i parametri da tenere in considerazione aumentano: così si valutano le condizioni climatiche, la zona di produzione, il tipo di uva e il tipo di vino che si vuole ottenere. Quest’ultimo è determinato dalla presenza, maggiore o minore, di zuccheri, acidi e componenti aromatiche, che variano durante la maturazione dell’uva e contribuiscono a determinare le caratteristiche organolettiche del vino.

Anche se nel mondo contemporaneo molte tradizioni si sono perse, in passato la vendemmia rappresentava un momento collettivo, al quale partecipava attivamente buona parte della comunità che, attraverso feste e riti, mostrava riconoscenza verso Madre Terra per la sua estrema generosità. Inoltre, la pratica si svolgeva esclusivamente a mano, mentre oggi alcuni si avvalgono di mezzi tecnologici, il cui utilizzo a volte dipende da cause di forza maggiore.

La vendemmia era una pratica che rappresentava perfettemamente il mondo contadino: nella coscienza collettiva rappresentava il passaggio tra l’estate e l’autunno, tra il risveglio e il letargo della natura; tutto era regolato dalla luce e dal buio, dal sole e dalla luna.

Tutto intorno in un moto spasmodico sbarrava gli occhi. Tutto, meno le vigne; le quali piegandosi sotto il fardello dei grappoli, occhieggiavano di tratto in tratto, quando l’aura calda e grave muoveva appena le loro languide foglie.

(“La piccola Dorrit”, Charles Dickens)


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