Il 7 aprile è la Giornata mondiale della Salute, ma tutti sappiamo quanto sia importante preservarla ogni giorno dell’anno!
Come già sosteneva Ippocrate, padre della medicina, “il cibo è la miglior medicina del corpo”, che non è un cliché ma un dato di fatto. Molto spesso, infatti, una corretta alimentazione e uno stile di vita sano possono prevenire la comparsa di molte patologie.
Migliorare la nostra alimentazione non è difficile!
Abbiamo la fortuna di vivere nel bacino del Mediterraneo, dove da tempo immemorabile vige la dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2010. Uno stile di vita, più che una “dieta”, che ha effetti positivi non solo sulla salute, ma anche in ambito ambientale ed economico. Le produzioni agricole e agroalimentari, infatti, insieme alla tradizione culinaria, non solo assicurano la qualità dal punto di vista organolettico, ma garantiscono anche il rispetto di criteri etici e ambientali.
Olio extravergine d’oliva, pesce, pane e pasta, frutta e verdura, legumi, ma anche uova, carne, formaggi, vino rosso, sono gli alimenti che compongono e coprono un ruolo ben preciso nella piramide alimentare della dieta mediterranea.
Tra i prodotti tradizionali che fanno parte di questa piramide di salute tutta italiana, vi sono anche i salumi, una categoria alimentare che contribuisce notevolmente all’assunzione giornaliera di nutrienti, ma che può rappresentare un veicolo ulteriore di sodio nella dieta.
Tuttavia, dal momento che sia il sistema produttivo che i disciplinari di produzione sono molto cambiati rispetto al passato, a distanza di oltre vent’anni, sono stati svolti nuovi studi riguardo la composizione nutrizionale dei salumi italiani.
In questo articolo, la dott.ssa Monica Martino, Biologa e Consulente per aziende agroalimentari, spiega come sono cambiati (in meglio) i dati compositivi di questo alimento così amato in Italia.