La Festa dei Lavoratori, nata in occasione della Seconda Internazionale di Parigi del 1889, viene celebrata il 1º maggio di ogni anno in molti paesi del mondo, per ricordare tutte le lotte per i diritti dei lavoratori, originariamente nate per la riduzione della giornata lavorativa.
Un po’ di storia…
Il primo maggio 1867, nello Stato USA dell’Illinois, veniva emanata una legge che introduceva per la prima volta la giornata lavorativa di otto ore. Alla dura opposizione di tanti imprenditori, le vie di Chicago furono invase da 10mila operai che sfilarono per quelle otto ore tanto desiderate. Fino a quel momento, infatti, gli operai lavoravano anche 12 ore al giorno, in condizioni massacranti.
Una ventina di anni dopo, sempre il 1° maggio – ma del 1886 e sempre a Chicago – migliaia di operi protestarono contro i ritmi massacranti di lavoro nelle fabbriche. La situazione, però, degenerò in poco tempo: la polizia sparò su più manifestanti, scoppiò una bomba durante un comizio operaio, alcuni furono impiccati e altri passarono alla storia come “i martiri di Chicago”.
In Italia, le otto ore arrivarono soltanto nel 1919, ma la Festa dei Lavoratori, che venne soppressa durante il regime fascista, tornò poi ufficialmente solo con la proclamazione della Repubblica. Infatti, durante l’intero ventennio fascista, a partire dal 1924, la celebrazione fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, divenendo per la prima volta giorno festivo con la denominazione “Natale di Roma – Festa del lavoro”. Fu poi riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945, mantenendo lo status di giorno festivo per i lavoratori.
Il cibo e il 1° maggio
Ma il cibo che ruolo svolge in questa giornata?
Di certo non è l’elemento fondante della Festa dei Lavoratori, ma sicuramente occupa un posto d’onore anche in quest’occasione. Rispetto ad altre festività, le tradizioni e gli usi non sono diffusi e condivisi a livello nazionale, ma esistono e vengono rispettati.
Il 1° maggio, in genere, è sinonimo di concerto romano a cura dei migliori cantautori italiani, gite fuori porta, con tradizionale pic-nic all’aria aperta a base di grigliate di carne, pesce o verdure, torte rustiche, ma anche semplici panini.
Quest’anno la gita fuori porta è rinviata, ma ad ogni modo non vogliamo rinunciare ai piatti tipici della tradizione delle nostre amate regioni.
Prima dell’istituzione della Festa dei Lavoratori, fin dai tempi dell’Antica Roma, la giornata era consacrata ai festeggiamenti per l’arrivo della primavera, quindi a tavola venivano onorate, con parenti e amici, tutte le primizie offerte dalla natura. Tuttavia, in alcune zone, alcuni alimenti sono d’obbligo. A Roma e nel Lazio, ad esempio, la festa implica scampagnate con annessa abbuffata di fave e pecorino. In particolare, le fave celebravano la dea Flora, protettrice della natura e della rinascita.
Sempre per celebrare la bella stagione, a Teramo, vengono preparate “le Virtù”, un piatto povero ma sostanzioso e prelibato. Può sembrare un minestrone o una zuppa, ma per le decine di ingredienti che contiene, è un piatto unico a tutti gli effetti. Nella ricetta troviamo di tutto: legumi secchi e freschi, circa una ventina di verdure, ma anche cotenne e pasta all’uovo.
Il primo giorno di maggio è una data importante anche per il calendario religioso. Nel 1955, Papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe artigiano, per far sì che la Festa del Lavoro potesse essere condivisa anche dai lavoratori cattolici.
Ad esempio, a Leni, sull’isola di Santa Marina Salina, per il primo maggio si prepara la tipica “tavuliata”. A fine Ottocento, Giuseppe Pittorino preparò, in onore di San Giuseppe, a cui era devoto, una tavolata per i poveri. Questa tradizione è ancora viva e ancora oggi ai fedeli viene offerta soprattutto pasta con ceci e legumi vari.
A Montemaggiore Belsito (Palermo), invece, si può gustare “la ghiotta”: antipasto preparato con più di dodici ingredienti, tra verdure e frutta secca. A Forlì, il primo maggio coincide anche con la festa del Santo Patrono della città che si celebra con la sagra dei cedri, che naturalmente quest’anno non si terrà. Pare che San Pellegrino abbia impiegato un gran numero di questi agrumi per combattere i malanni degli infermi, in quanto il succo dei grossi limoni era ritenuto anticolerico, antifebbrile e antipestilenziale.
In provincia di Tuoro, c’è la festa di San Francesco a Lula. In onore del santo si mangia il “su filindeu”, una minestra cotta nel brodo di pecora e condita con formaggio, ed il su zurrette, un sanguinaccio.
A Volterra, infine, non è primo maggio senza un bel piatto di trippa per onorare la tradizione dei lavoratori delle cave di alabastro. Trippa al sugo, ma anche baccelli, formaggio, affettati, pinzimonio e vino. Ma attenzione: tutto questo non si consuma a pranzo, ma rigorosamente a colazione!