Oggi è la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, nota anche come Giornata del libro e delle rose.
L’obiettivo di questa ricorrenza è quello di incoraggiare a scoprire il piacere della lettura e a valorizzare il contributo che gli autori conferiscono al progresso sociale e culturale dell’umanità.
La data è stata scelta in quanto il 23 aprile del 1616 morirono tre importanti scrittori dello scenario internazionale: lo spagnolo Miguel de Cervantes (1547-1616), l’inglese William Shakespeare (1564-1616) e il peruviano Inca Garcilaso de la Vega (1539-1616).
Se il cibo ha sempre fatto capolino in letteratura come pretesto, ad esempio, per “caratterizzare” un personaggio, è invece recente il sottogenere della food fiction, libri in cui il cibo ha un ruolo centrale nella trama.
I protagonisti di questi libri sono proprio gli alimenti e non nel senso che vengono inseriti come “condimento” nella trama, ma l’atto del mangiare o del cucinare diventano gli aspetti principali della narrazione.
I personaggi di questi romanzi sono pasticceri, critici gastronomici, cuochi, scrittori di libri di cucina, e gli eventi narrati si svolgono tra le mura domestiche, davanti ai fornelli, oppure in un ristorante. Il cibo è utilizzato per parlare di “sensualità” piuttosto che di pratiche magiche, è inteso come metafora della vita o come “lettura” di mondi e culture lontane, o ancora, come elemento filosofico.
Qualche lettura da gustare…
Vásquez Montalbán nelle sue “Ricette Immorali” afferma che “il cibo è seduzione”. Per Jorge Amado, invece, non è mai disgiunto dalla sensualità: Gabriella è cuoca e amante istintiva e sopraffina (“Gabriella, garofano e cannella”); Dona Flor, controllata maestra di cucina, dovrà arrendersi alla natura indocile della sensualità (“Dona Flor e i suoi due mariti”). Vianne, in “Chocolat” (Joanne Harris), è una pasticcera che legge l’animo dei suoi clienti e trova il cioccolatino che cura i loro mali; ne “La maga delle spezie” (Chitra Divakaruni), Tilo è una maga travestita da venditrice di spezie indiane, che somministra ai clienti per guarire corpo e anima; Ringo, de “Il ristorante dell’amore ritrovato” (Ito Ogawa), serve un solo tavolo a sera, con un menù su misura per far ritrovare l’amore ai commensali. Ne “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” (Aimée Bender), Rose sente nei sapori le emozioni di chi cucina e scopre che il mondo è diverso da come appare. In “Estasi Culinarie” (Muriel Barbery), il vecchio critico Arthens, inseguendo un sapore nella sua memoria, rivede tutta la sua vita. Ne “La Filosofia del vino”, Massimo Donà rappresenta il vino come la strada che ci educa a sperimentare la ricerca della giusta misura, a chiederci chi siamo.
Buona lettura a tutti!