Rubrica a cura di “A scuola di salute” – Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (RM)
In questo momento di emergenza legato al COVID-19, anche un semplice raffreddore viene guardato con sospetto e con timore. Tuttavia, con l’arrivo della primavera si riapre la stagione dei raffreddori da allergia respiratoria.
Si annuncia di solito con ripetuti starnuti, nasino che prude e che cola, occhietti rossi e tosse continua, secca o catarrale. Ma si deve sospettare una pollinosi quando non si risolvono rapidamente e se sono accompagnati da bronchite o respiro sibilante, soprattutto se compaiono con la fioritura stagionale di alcune piante che ormai, un po’ dovunque, si è anticipata per la mitezza delle temperature invernali.
Chi sa già che il proprio bambino è allergico, ha un suo piano terapeutico. Chi, invece, sospetta una pollinosi, ma non l’ha ancora diagnosticata, dovrebbe parlarne con il suo pediatra allergologo che, sottopone il piccolo agli esami allergologici per arrivare a una corretta diagnosi. I test cutanei (prick test) sono innocui, ben tollerati e si possono eseguire a qualsiasi età.
In questo periodo così particolare, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha istituito un servizio telefonico a disposizione dei pazienti al numero 06 68592296.
Di regola i bambini allergici al polline iniziano ai primi sintomi una prevenzione della rinite con spray nasali a base di cortisonici, accompagnati a volte da antistaminici.
Quest’anno va sottolineato che:
– lo spray nasale con cortisonici può essere continuato per tutta la stagione della esposizione ai pollini;
– interrompere lo spray nasale con cortisonici non è consigliato: non è vero che determina soppressione del sistema immunitario!
– se non si controllano i sintomi di pollinosi, aumentano gli starnuti e i disturbi per il bambino.
L‘allergia a pollini non dà febbre! Se compare la febbre, potrebbe trattarsi di un’infezione.